venerdì 1 dicembre 2017

RITORNANO...


Rosa Elisa Giangoia

Si poteva aver l’impressione, fino a poco tempo fa, che, avendo attraversato il Fascismo nella Storia, avessimo acquisito gli anticorpi contro ogni suo riproporsi, nonostante le trame eversive nere che, dal Piano “Solo”, passando per piazza Fontana, hanno portato al golpe Borghese, alla Rosa dei venti, a piazza della Loggia, all’attentato al treno Italicus, al tentato golpe di Edgardo Sogno e a molte altre vicende e ad intrecci, spesso non ancora chiariti.  Nel giro di qualche decennio questi fatti sono sempre più venuti sfocandosi e confondendosi nella memoria collettiva, mentre il fuoco della fede fascista, covando sotto la cenere, si stava alimentando e rinvigorendo… E ora si vedono gli effetti e le conseguenze. Forza Nuova e CasaPound si stanno affermando sulla scena politica, con centinaia di migliaia di seguaci sui social network, con invadenti presenze nel dibattito pubblico, ma soprattutto con sempre più numerosi seggi nei consigli comunali (Bolzano, Lucca, Arezzo, Grosseto, ecc.). E poi, legami con altri movimenti e partiti europei e soprattutto notevole disponibilità economica per una serie di attività economiche e commerciali in un’ampia rete di legami con l’Inghilterra, la Francia di Marine Le Pen e anche la Russia di Putin, come hanno ben documentato i giornalisti Palladino, Tizian e Vergine nell’articolo CasaPound. Chi finanzia i partiti dell’estrema destra italiana, recentemente pubblicato da L’Espresso (n. 45 del 5/11/2017, p. 46).
Di fronte a tutto questo bisogna anche rilevare che oggi c’è in Italia una situazione sociale e una diffusa mentalità che possono favorire l’orientamento politico a destra. Per capirlo, basta interpretare l’affermazione historia magistra vitae in senso vichiano e non come facevano gli autori latini che individuavano nella storia modelli esemplari di valore morale e civile da imitare. Oggi, come negli anni successivi al primo conflitto mondiale, c’è un diffuso malessere sociale che riguarda soprattutto i giovani, troppo spesso insoddisfatti del loro ruolo marginale nella società, disillusi in relazione ai loro studi, come quelli di allora lo erano per il contributo dato in guerra; inoltre ci sono nemici da combattere, in questo caso gli immigrati, dietro cui si profila lo spauracchio degli attentati e dell’invasione, come allora erano i “rossi”, dietro cui si profilava quello della rivoluzione bolscevica; oggi, come allora, c’è poi una diffusa indifferenza che non è solo più quella della borghesia, efficacemente tratteggiata da Alberto Moravia nel suo romanzo Gli Indifferenti, ma coinvolge anche la piccola borghesia e il mondo operaio, come dimostrano il forte astensionismo in occasione di turni elettorali e la potenza attrattiva delle cose acquistabili (belle, brutte, utili o inutili che siano) come ben testimonia la forza attrattiva dei centri commerciali con la loro capacità di devastazione esistenziale.
Per tutte queste ragioni non ci deve stupire che si verifichino episodi come l’irruzione degli skinhead a Como in un centro per immigrati, provocazione di un gruppo che vuole affermarsi con un’azione provocatoria per avere visibilità e accreditamento. Quella che va considerata è invece la differenziata serie delle reazioni e delle prese di posizione da parte dei partiti politici.  La sinistra supera le divisioni e si ricompatta per una manifestazione sabato prossimo che non potrà certo andare alla radice del problema. I leader della Lega e di Fratelli d’Italia, invece di condannare con fermezza e decisione, prendendo le distanze da questi soggetti, si limitano a fare dei distinguo, per non pronunciarsi apertamente contro le idee razziste, entrate ormai nel loro bagaglio ideologico, tanto che Salvini si attira il plauso e la condivisione di Giordano Caracino, leader del gruppo Veneto Fronte Skinheads, autore dell’irruzione.
A preoccupare è quindi il timore che le varie anime della destra “fascistoide” (come dice Renzi) si ricompattino, diventando quanto mai pericolose…
Nello stesso tempo la questione dei migranti va gestita con senso della realtà, senza lasciarsi andare agli entusiasmi di mons. Galatino per l’arrivo di nuovi profughi eritrei, ma considerando che le nostre capacità e possibilità di accoglienza non sono infinite.