Carlo Biancheri
Sulla
vicenda della vigilanza delle banche venete, commissariate e poi cedute, sono
stati scritti fiumi di inchiostro ed abbiamo ascoltato profluvi di parole, la
maggior parte a sproposito, come ormai avviene di consueto nelle analisi che si
vogliono documentate o nei proclami politici del paese di Pulcinella.
Ne
trattiamo, soprattutto, per svelare non ai nostri venticinque lettori che già
lo sanno, ma a chi si aggiungesse a loro che l’opinione pubblica è spesso
sviata da faziosi, incompetenti o manipolatori.
Abbiamo
sentito fino alla noia nei programmi televisivi dei moralizzatori della
sinistra dura e pura, segnatamente la Gabanelli, ribadire che, se ci fossero
stati i famosi scenari probabilistici nell’informazione contenuta nel prospetto
di offerta dei titoli emessi dalle banche fallite, i poveri risparmiatori non
sarebbero stati tratti in inganno. Di più, Giannini di Repubblica ha scritto
che, a fronte della risposta della Consob, in base alla quale gli scenari
non si potevano inserire, in ragione delle disposizioni comunitarie -va
ricordato agli immemori che la legge nazionale non può contrastare con quella
europea, pena la condanna da parte della Corte di Giustizia e financo la
disapplicazione della norma in contrasto con il diritto comunitario
da parte degli stessi giudici italiani, a seguito della giurisprudenza della
Corte Costituzionale- seppure non fossero previsti dalla normativa UE, nulla
vietava che potessero esser aggiunti al prospetto.
Premesso
che quasi nessun investitore legge i prospetti e se li legge sarebbe utile
verificare quel che ha capito, le cose non stanno affatto come hanno
sostenuto i due giornalisti, evidentemente “imboccati” da qualche quinta
colonna che mal conosce la regolamentazione europea, in quanto, in virtù della
cosiddetta procedura Lamfalussy che regge ormai la normativa europea nel
settore finanziario e cioè:
primo
livello (Regolamento o direttiva comunitaria) dove si stabiliscono i
principi;
seguono
le norme applicative e cioè il secondo livello, in base al quale le
Autorità europee di settore, ESMA nella fattispecie, propongono alla
Commissione europea le disposizioni applicative e la Commissione normalmente le
adotta e tutte le norme di cui sopra sono giustiziabili dinanzi alla Corte di
Giustizia, la Consob ha chiesto di inserire gli scenari, fondati su ipotesi
controverse, che nessuno applica in sede internazionale - negli Stati Uniti la
SEC lo consente, ma vuole che i collocatori dei titoli, cioè gli intermediari,
siano corresponsabili con l’emittente i titoli di quanto descritto, col
risultato che nessuno si sogna di prevederli nel prospetto, temendo una class
action – ma è rimasta completamente isolata in ambito ESMA e, pertanto, la
Commissione europea non li ha previsti nell’emanare le norme di livello 2.
Perché
non si può aggiungere nulla al prospetto? Perché il prospetto vale per tutta
Europa senza bisogno di approvazione ulteriore da parte di un’altra autorità competente
e cioè gode del passaporto europeo. Se i cosiddetti “opinionisti”, ma
soprattutto i parlamentari pentastellati o della Lega che si sono lanciati nel
dibattito della Commissione bicamerale sulle banche con una serie di
castronerie, studiassero e si documentassero – sono pagati per questo…- prima
di scrivere o di parlare, ne godrebbe il paese. Basterebbe che dessero
un’occhiata al considerando 4 del Regolamento 2017/1129 sul prospetto di
offerta pubblica (che non aggiunge nulla di nuovo sul punto alla precedente
direttiva 2003/71/CE, ora abrogata) e che qui riportiamo: ”Approcci divergenti
determinerebbero la frammentazione del mercato interno, in quanto gli
emittenti, gli offerenti e le persone che chiedono l’ammissione alla
negoziazione su un mercato regolamentato sarebbero sottoposti a norme diverse
nei diversi Stati membri, il che potrebbe impedire che i prospetti approvati in
uno Stato membro possano essere utilizzati negli altri Stati membri”.
Bisogna essere Einstein per capirlo? E tant’è…
Nella
Commissione bicamerale in questione naturalmente i parlamentari di quel gruppo,
che non riusciamo a definire e che cresce nei sondaggi nel paese dei… , questo
argomento lo hanno ripreso, con la conoscenza e l’equilibrio che li
contraddistingue.
Ma
c’è di più, uno del M5S,dal tono un novello Torquemada, voleva a tutti i costi
mettere in crisi una della due Autorità di vigilanza e quindi ha chiesto in
tono perentorio al Direttore Generale della Consob, Apponi, perché mai la
Consob stessa non avesse chiesto il parere alla Banca d’Italia nel 2012 in
occasione dell’emissione di obbligazioni subordinate da parte di una delle
banche, essendo la richiesta di parere obbligatoria ai sensi del Testo Unico
sugli intermediari finanziari… ”Perché non lo abbiamo autorizzato noi quel
prospetto”. La risposta ha spiazzato il deputato evidentemente provvisto di una
conoscenza amatoriale del settore ed infatti, non fidandosi della risposta e
credendo di esser stato ingannato, ha ripetuto la domanda al Direttore della
Vigilanza di Banca d’Italia Barbagallo, il quale non aveva elementi per
rispondere.
L’incauto
gridava ma non conosceva la normativa europea che nella direttiva 2003/71 CE
all’art.2 m (ii) prevede appunto che per i titoli diversi dal capitale – come
le obbligazioni subordinate in questione – ammessi a negoziazione od offerti al
pubblico è consentito all’emittente di scegliere lo Stato membro dove
l’Autorità competente approverà il prospetto, in quanto, trattandosi di titoli
di debito, sono considerati meno rischiosi della partecipazione al capitale
come sono le azioni; solitamente lo Stato è il Lussemburgo che approva
tutto in quattro e quattrotto. La stessa disposizione, peraltro, si ritrova nel
Regolamento del 2017 al considerando 69. Ragazzi, una ripassata?
Che
è successo nella vigilanza? Guido Carli vedeva nel ruolo di Consob e di Banca
d’Italia in materia di vigilanza l’esemplificazione dell’aquila a due teste
degli Asburgo. E questo sarebbe anche vero se le due Autorità si
parlassero… Ma le autorità che vigilano sulla stabilità sono troppo preoccupate
di tutelare i correntisti, come è stato giustamente scritto da qualcuno, e se
ne infischiano degli investitori se l’intermediario non fallisce. Forse negli
Stati Uniti il Comptroller of Currency che fà la vigilanza sulle banche -
non è la Federal Reserve come comunemente si crede in Italia…- dà informazioni
alla SEC che vigila sui mercati ed intermediari di borsa? Si, col contagocce…
O
nello stesso Bafin, Single Regulator, ci si passa agevolmente
l’informazione tra chi vigila sulla stabilità degli intermediari – pensiamo al
caso Deutsche Bank ed ai suoi investimenti in derivati…- con quelli che
vigilano sui mercati finanziari? Abbiamo ragioni per non crederlo… Non parliamo
della Banque de France e della AMF. Si tratta di preoccupazioni e di finalità
diverse dei vigilanti che nei decenni non si è riusciti a riconciliare, anche
perché chi non è del settore ignora che il quadro cambia in continuazione…
”Pensavamo di risolvere noi il problema …” ha dichiarato Barbagallo.
Per
questa ragione, tra l’altro, i principi internazionali della
IOSCO-International Organization of Securities Commissions con i quali il FMI
valuta gli Stati periodicamente, sia per quanto attiene alla legislazione che
alla prassi di vigilanza per verificarne l’adeguatezza ed il rischio sistemico,
prevedono che tra le autorità di vigilanza del settore bancario e di quello del
mercato borsistico, vi sia la cosiddetta “unsolicited assistance”
oltreché tra Autorità omologhe, nazionali ed internazionali. L’assistenza
consiste nel fatto che se un’autorità trova nel corso, ad esempio, di
un’ispezione una violazione della normativa di competenza dell’altra Autorità
la debba informare, anche senza esserne stata richiesta. Detto approccio è
contenuto nel famoso protocollo di cooperazione in essere tra la Consob e la
Banca d’Italia che evidentemente non ha funzionato perché la Consob è stata
informata con grave ritardo circa le violazioni nel metodo di determinazione
del prezzo delle azioni offerte al pubblico di una delle banche in questione.
La unsolicited assistance è confluita, peraltro, nella normativa
comunitaria del settore dei servizi finanziari.
Questo
è l’arcano. Certo la Consob poteva essere maggiormente proactive,
avendone i mezzi…, ma si sconta la mentalità delle consorterie di questo povero
paese che certo non merita - o forse sì…- di cadere nelle mani di un
Grillo o del Cavaliere che ha così ben operato o del Salvini…