giovedì 29 dicembre 2016

MADAME NOUY, L'OPACITA' E L'INCAPACITA' ITALICA


Carlo Biancheri

Ed eccoci qua con Madame Danièle Nouy, responsabile della vigilanza bancaria europea, organo indipendente della BCE. A maggioranza, l’organismo da lei presieduto ha deciso alla vigilia di Natale del 2016 che non di cinque miliardi di Euro si doveva parlare dopo il salvataggio dello Stato italiano di MPS, ma di otto virgola otto, seguendo il sacro precedente del caso  Grecia… Come dicono i greci? Una faccia una razza, per descrivere la vicinanza agli italici?
La Sig.ra Nouy, adepta… del Signor Trichet, già Direttore generale del Tesoro francese, compagno di Haberer (scandalo Crédit Lyonnais) all’ENA, se non andiamo errando, poi Governatore della Banca di Francia, poi il peggior Presidente della BCE con l’Euro a 1,40 contro il dollaro (!!) e solerte esecutore degli ordini teutonici nella convinzione che la guida franco-tedesca avrebbe condotto l’Europa a destini superiori, ha bazzicato per anni al Comitato di Basilea, come funzionario della Banca di Francia, e, pur non essendo né bella né gentile nel tratto, essendo una delle pochissime donne in un ambiente quasi esclusivamente maschile, anzi soffocante..., si creò un certo spazio sostenendo a spada tratta posizioni che si rivelavano, per lo più, sbagliate in prosieguo…Va detto che il Comitato di Basilea era il regno degli americani che venivano a dettare al mondo le regole cui dovevano attenersi le banche internazionali che poi loro non applicavano alle proprie, un po’ come per i principi contabili internazionali dello IASB; ci viene in mente Esopo: mi sporchi l’acqua dice il lupo all’agnello che beveva nel punto più basso del ruscello…
Protetta dall’ineffabile Trichet, gran prete laico (…), ottiene per gli equilibri europei, da manuale Cencelli, la vigilanza alla BCE dove applica il principio che le banche devono essere ricapitalizzate sempre: melius abundare quam deficere. Come spesso accade tra i vigilanti bancari, la conoscenza del mercato finanziario, segnatamente quello borsistico, è risibile e così, certi che con la ricapitalizzazione si possano dormire sonni tranquilli in merito alla solidità patrimoniale degli istituti di credito, ha imposto la ricapitalizzazione ad oltranza come medicina: un po’ come l’olio di ricino ai bambini di un tempo. Si dà il caso però - e questo la Sig.ra, che non supera Napoleone in altezza, non lo deve aver ben compreso- un 8% di capitale, per esempio, in borsa si beve in mezza giornata: a riprova, basti guardare i grafici della volatilità del titolo MPS negli ultimi due mesi… Sembra che il fieno in cascina sia ‘un’ criterio ma non ‘il’ criterio per calibrare i rischi.
Ma di ciò la Sig.ra non si inquieta, agganciata com’è all’ésprit de précision o de géometrie (tutte false geometrie, cara mia…), ma non all’ésprit de finesse… men che meno a quello de clarté e, tuttavia, quando si devono valutare il rischi, ad esempio decidendo come debbano esser considerati i prodotti derivati detenuti in portafoglio, che tanto interessano le banche transalpine e, soprattutto, certe banche tedesche,… beh… quelli sono investimenti (!) e  non si può dire a priori quanto rischio comportino -come un investimento in assicurazioni vita, Sig.ra? - e quindi il calcolo della ponderazione…ecc., ecc.
Trattandosi di Regulators del settore bancario la segretezza, come nelle loggette, è massima nell’assunto che se si è trasparenti  si ingenera un rischio sistemico…; se ne deduce, come ha lamentato il Ministro Padoan, a giusto titolo, che i criteri dell’operare li conosce solo lei. E qui casca l’asino perché ciò è contrario agli elementari principi di trasparenza sanciti dallo stesso Comitato di Basilea per i vigilanti bancari, ma anche e soprattutto ai principi dell’organizzazione internazionale che riunisce gli organi di controllo borsistici mondiali, la IOSCO.
A questa damigella, l’Italia chi oppone? Nella vigilanza siede il dottor Angeloni, provenienza Banca d’Italia e poi BCE, che non perde occasioni, nelle interviste, di manifestare la sua sincera fede europea –anche il suo referente Padoa Schioppa era europeista ma sapeva benissimo difendere gli interessi nazionali, all’occorrenza… – come se i vizi, che certamente ci sono, fossero tutti italiani. Temiamo che diversi  di quelli che ci rappresentano nelle istituzioni internazionali pensino che siamo tutti fratelli in Europa (e…nel mondo), anche se alcuni, puta caso  noi italiani, prendono spesso e volentieri, come si suol dire…, un calcio in quel posto. Si sorvola sul fatto che non c’è alcuna parità di trattamento perché taluni sono più uguali degli altri. Non è vero che tutti sono interscambiabili, come si sente dire: ognuno è diverso e ha la sua capacità. Il nostro è un paese provinciale e quindi tagliato fuori dai posti decisionali; sarà  sempre così se non imparerà a dotarsi di gente che sappia veramente operare nell’ambito internazionale, come seppero farlo, con successo, Cavour ed altri nell’Ottocento.